Mindful-Eating: Mangiare con consapevolezza e i suoi benefici

Il Mindful-eating è una metodologia innovativa per regolare il rapporto con il cibo, che propone una modalità di approccio con il cibo basata sulla consapevolezza e sull'attenzione al qui e ora.

Questa metodologia spesso utilizzata ed integrata ad interventi terapeutici per soggetti con disturbi dell'alimentazione, non si limita soltanto a questo ma, bensì rappresenta una guida verso il viaggio del cambiamento alimentare orientato al "Come" mangiamo piuttosto che al "Cosa" mangiamo.

Mindful Eating: mangiare con consapevolezza

Questa tecnica viene praticata attraverso la messa in atto di una serie di esercizi orientati a riprendere contatto con noi stessi, verso la consapevolezza del qui ed ora, dei nostri effettivi bisogni legati al cibo, e del modo in cui stiamo e percepiamo noi stessi.

I benefici di tale pratica sono visibili fin da subito e avvengono attraverso un cambio di prospettiva nei confronti del cibo. L'invito iniziale che si fa è anzitutto di osservare il "modo" in cui mangiamo e non solo "cosa" mangiamo. In particolare quando si ha a che fare con l’alimentazione incontrollata, il come spesso passa in secondo piano. L’invito è quello di osservare e annotare senza giudizio le nostre abitudini alimentari. Osservare senza giudizio ciò che accade in questo momento, prestare attenzione al presente in maniera curiosa, aperta e non giudicante sono i principi alla base di uno stile mindful.

Dopo un monitoraggio iniziale delle nostre abitudini alimentari passiamo al riconoscimento del nostro "pilota automatico", quella funzione utile alla nostra mente quando dobbiamo fare più cose allo stesso tempo - multitasking-  come ad esempio guidare e parlare con il nostro compagno di viaggio, ma che spesso porta la nostra mente distante, lontana dall'azione che stiamo svolgendo.

L'attenzione per il momento presente passa attraverso una respirazione consapevole e cercando di coltivarla quotidianamente, arrivando ad osservare la nostra fame vorace di cibo come un’onda che possiamo cavalcare invece che affrontarla con l’idea di abbatterla.
Nel caso dell’alimentazione incontrollata spesse volte è presente una lotta verso il desiderio di cibo, cerchiamo di scacciarlo, di abbatterlo ma difficilmente proviamo a passarci attraverso, ad aspettare senza agire guardando ciò che succede. Ed è questo il problema dell’urgenza, ovvero attivarsi per risolverla immediatamente non ci consente di notare che come arriva e aumenta, allo stesso modo decresce e poi se ne va. Lo stesso accade per il desiderio irrefrenabile di cibo.  Sorge la domanda, abbiamo realmente fame? e di cosa?

Diversi tipi di Fame: 

Seguendo la via della consapevolezza possiamo scoprire i 9 tipi di fame che ciascuno di noi incontra. Inizialmente dovremmo tentare di esplorare il cibo singolarmente per ognuno dei 5 sensi e non solo con il gusto ma anche con la vista, l’olfatto, il tatto, e l’udito. Perciò, prestiamo attenzione e notiamo cosa accade dentro di noi quando esploriamo il cibo con gli occhi, le dita, la bocca, cosa sentiamo con il nostro naso e anche che rumore fa se ci soffermiamo sulla percezione delle nostre orecchie.

Dopo questo invito alla scoperta del cibo con l'aiuto dei 5 sensi, passiamo a concentrarci su cosa proviamo durante l’esperienza del pasto, cercando di distinguere tra sazietà e pienezza e quindi tra fame cellulare e fame dello stomaco. Possiamo definire, che la sazietà dipende dalla qualità dei nutrienti mentre la pienezza dalla quantità di materia presente nel nostro stomaco, impareremo così pian piano a riconoscere di esser sazi anche senza per forza sentirci pieni.
Il cammino poi prosegue verso la fame della mente e proveremo a guardare a determinati tipi di cibo non più come a un oggetto proibito, ma come un’esperienza che sta attraversando la nostra mente, e in modo privo di giudizio la nostra guida ci invita a farci delle domande su questo, come per esempio che gusto ha, se quell’alimento va bene per il nostro tipo di fame, oppure se ci conduce verso la via della felicità.

Infine abbiamo la fame del "cuore" o emotiva. Le emozioni che proviamo hanno dei segnali somatici che spesso confondiamo con segnali di natura più organica come la fame ad esempio. Oppure ancora emozioni spiacevoli, tristezza, senso di vuoto, che cerchiamo di colmare con il cibo, oppure ansia che cerchiamo di gestire controllando ciò che mangiamo. In questo viaggio del "come" dovremmo ancora una volta sederci, rallentare, prendere contatto con il momento presente attraverso il nostro respiro, ed esercitarci nella pratica meditativa quando sentiamo l’esigenza di fare uno snack per vedere quale emozione ci sta guidando e se possiamo trovare altre valide alternative per soddisfarla.

In conclusione, il viaggio è iniziato con il prendere nota delle abitudini in un diario e termina con il suggerimento di provare a ricompilarlo per vedere come l’esperienza è cambiata invitando a ripeterla nell'ottica che qualsiasi cosa sia accaduta va bene così com'è in quanto frutto dell’esperienza che stiamo vivendo.


Bibliografia
  1. Montesarchio, T. (2017). Mindful eating. Una metodologia innovativa per regolare il rapporto
    con il cibo. EPC Editore.