Tecnologia e Società: quali rischi?

Il digitale è attualmente cruciale per il funzionamento della società ma la vera rivoluzione è lungi dall’essere conclusa, in quanto, mentre la tecnologia avanza in un modo sempre più sofisticato e pervasivo, la società deve ancora comprendere i suoi effetti inaspettati, siano essi positivi o negativi

Un articolo di Makin, recentemente pubblicato su Nature Outlook, offre uno spunto per una riflessione. Viviamo nell'era dell’iperconnessione, in contatto con tutti e in qualunque momento tramite internet e piattaforme social, anche quando siamo seduti a tavola con altri e dovremmo condividere con loro un momento conviviale; non stacchiamo quasi mai le mani e purtroppo neanche la mente, dal nostro smartphone.

Secondo i dati riportati da Ofcome, l’organo preposto alla regolazione quotidiana delle telecomunicazioni in Gran Bretagna, circa il 78% della popolazione, di cui la grande fetta appartenente alla fascia 16-24 anni, non solo possiede uno smartphone ma in media vi accede circa ogni 12 minuti, mentre un adulto su cinque spende più di 40 ore ogni settimana online.

Questi dati ci impongono una riflessione: stiamo diventando dipendenti o nell'ultima decade stiamo assistendo a cambiamenti così repentini nel nostro modo di interagire, comunicare o pensare?

Tecnologia digitale per bambini e adolescenti
Quando si riflette su questi temi, fondamentalmente si finisce a percorrere due strade: una per la quale viviamo in una società in cui l’attività umana soprattutto di tipo relazionale è stata quasi del tutto sostituita e delegata ai social network; questi ultimi hanno sostituito l’interazione vis-a-vis e hanno modificato la comunicazione interpersonale, rendendoci meno empatici e più critici. Una società in cui l’utilizzo massiccio di tablet, smartphone o videogame sta lentamente depauperando le nostre capacità cognitive, soprattutto attentive e mnestiche.

L’altra strada, al contrario, cerca di riflettere in modo più sistematico e “scientifico” sull'impatto che la tecnologia digitale sta avendo sulla nostra mente e sulla salute mentale per comprendere al meglio le conseguenze del vivere in un mondo digitale (Makin, 2018).

La tecnologia digitale viene accusata di numerosi effetti dannosi, da problemi di salute mentale ad un impoverimento delle capacità cognitive, in particolare in determinate fasce di età di sviluppo più vulnerabili sia in infanzia che in adolescenza. Ad esempio Naomi Baron, dell’American University, Washington DC, ritiene che i costi relativi all'utilizzo di apparecchi digitali nella lettura, soprattutto per i ragazzi, riguardino non tanto la lettura come abilità ma la modalità attraverso la quale essi si approcciano alla lettura (Makin, 2018).

Coloro che si ingaggiano nella lettura di materiale cartaceo sembrano essere più abili e maggiormente coinvolti quando sono chiamati successivamente a riportare alla mente specifici dettagli relativi a ciò che hanno letto e nel ricostruire la trama, rispetto a coloro che, al contrario, leggono lo stesso testo ma su dispositivi elettronici e questo perché, in essi, le risorse impiegate per la concentrazione tendono a disperdersi più rapidamente rendendo la lettura più superficiale e veloce.

A parere della ricercatrice, l’attenzione passerebbe rapidamente da una riga ad un’altra diversamente dal testo stampato.

Tecnologia digitale e multitasking
Il fatto che le tecnologie digitali incoraggino l’esecuzione di abilità multitasking ha inoltre fatto pensare ad effetti negativi sull'attenzione; in particolare lo studio di Ophir, Nass e colleghi (2009) ha mostrato come coloro che mettevano in campo diverse abilità contemporaneamente in un compito cognitivo fossero meno abili a filtrare le distrazioni e risultavano quindi i peggiori nei task attentivi.

In aggiunta a questo impoverimento delle abilità di focalizzazione e shift dell’attenzione in specifici task, uno studio di Rosen e colleghi (2014) ha sottolineato il significativo stress a cui ci sottopongono questi device: un gruppo di studenti a cui veniva chiesto di lasciare i loro smartphone per almeno un’ora, riportavano livelli di ansia proporzionali alla quantità di tempo in cui si separavano dal cellulare, livelli così alti che Larry Rosen, psicologo alla California State University, ha parlato di “vibrazione fantasma della tasca” un fenomeno simil-allucinatorio per cui i ragazzi avvertivano erroneamente l’arrivo di notifiche dal loro smartphone.

Tecnologia digitale e memoria
Anche la memoria è stata oggetto di numerosi dibattiti e controversie soprattutto riguardo al cosiddetto Google effect, l’idea che le persone siano meno inclini a richiamare alla mente informazioni che essi possono consultare o riprendere più tardi utilizzando il noto motore di ricerca e pertanto non si impegnano nella “ricerca mentale” (Makin, 2018).

Gli adolescenti sono comunemente considerati più a rischio di sviluppare problematiche psicologiche a seguito delle numerose ore trascorse su questi dispositivi tecnologici (Twenge, Joiner, Rogers & Martin, 2018).

Lo studio di Twenge e colleghi (2018) ha infatti sottolineato una discreta correlazione tra l’aumento di sintomi depressivi, comportamenti suicidari e quantità di tempo impiegata sui dispositivi.

Tuttavia la correlazione non è risultata significativa e, a parere degli autori, ciò sarebbe dovuto al fatto che negli adolescenti i comportamenti online e offline spesso non si possono scindere e che i ragazzi che nelle relazioni offline mostrano alcune difficoltà molto probabilmente le esibiranno anche in quelle online.

Pertanto, seguendo le evidenze in questo ambito, non è corretto affermare che la cosiddetta “realtà online” sia la causa scatenante del malessere psicologico degli adolescenti, semmai il rifugiarsi in essa potrebbe rappresentare per i ragazzi una modalità di coping per fronteggiare le loro preesistenti vulnerabilità in quanto, in esso, si utilizzano altre modalità di comunicazione e interazione.

Tecnologia digitale: i rischi dell’uso sono ancora molto sconosciuti
Prezioso il contributo di Przybylski & Weinstein, (2017), i quali hanno tentato con i loro numerosi studi di abbattere alcuni luoghi comuni di pensiero e credenze circa l’associazione negativa in adolescenza tra tempo speso su piattaforme online, videogiochi, TV, smartphone e salute mentale.

A loro parere infatti non è plausibile l’idea che il tempo impiegato davanti ad uno schermo, sia esso della televisione, dello smartphone per chattare o chiamare, sia il medesimo, cioè abbia le stesse caratteristiche per cui sia lecito metterlo a confronto. A parità di tempo speso su questi apparecchi elettronici, il suo significato e qualità cambia da apparecchio a apparecchio.

In aggiunta a ciò, i risultati del loro studio (Przybylski & Weinstein, 2017), hanno mostrato come l’andamento della salute mentale negli adolescenti subiva un netto peggioramento dopo circa 5 ore dall'utilizzo giornaliero di specifici device digitali, in particolare su computer e televisione, mentre un loro uso “moderato” è risultato essere associato ad uno stato di salute mentale più alto. 

Da questa breve rassegna, per il momento, siamo solo in grado di incrementare la conoscenza circa gli effetti positivi e negativi relativi a questa società digitale, senza poter ancora stabilire con chiarezza la sua pericolosità.


Bibliografia
  • Cheever, N. A., Rosen, L. D., Carrier, L. M., & Chavez, A. (2014). Out of sight is not out of mind: The impact of restricting wireless mobile device use on anxiety levels among low, moderate and high users. Computers in Human Behavior, 37, 290-297
  • Makin, S., (2018). Searching for digital technology’s effects on well-being. Nature Outlook, 563, S138-S140 doi: 10.1038/d41586-018-07503-w
  • Ophir, E., Nass, C., & Wagner, A. D. (2009). Cognitive control in media multitaskers. Proceedings of the National Academy of Sciences, 106(37), 15583-15587.
  • Przybylski, A. K., & Weinstein, N. (2017). A large-scale test of the goldilocks hypothesis: quantifying the relations between digital-screen use and the mental well-being of adolescents. Psychological science, 28(2), 204-215.
  • Twenge, J. M., Joiner, T. E., Rogers, M. L., & Martin, G. N. (2018). Increases in depressive symptoms, suicide-related outcomes, and suicide rates among US adolescents after 2010 and links to increased new media screen time. Clinical Psychological Science, 6(1), 3-17.