Cybercondria: autodiagnosi sul Web

La cybercondria è un uso problematico di internet correlato alla salute che esacerba la componente di angoscia e alimenta la ricerca di rassicurazioni

La letteratura associa la cybercondria a variabili disposizionali e personologiche, in particolare ad altri tratti di nevroticismo.

Il 7% delle ricerche giornaliere su internet riguarda la richiesta di informazioni o di supporto di aspetti inerenti la propria salute. Sono un 1 miliardo le domande poste ogni giorno per informarsi sulle potenziali minacce, autodiagnosticarsi patologie o rassicurarsi sul proprio stato fisico (Murphy, 2019).

Sebbene questo fenomeno costituisca la normalità, un’esacerbazione di tali comportamenti potrebbe sfociare nella cybercondria, uno schema di condotte anomalo, costituito da ricerche ripetute ed eccessive di informazioni su internet inerenti la salute (Starcevic et al., 2019), che provoca ansia e cognizioni che riflettono tale atteggiamento problematico.

La cybercondria è stata definita come un uso problematico di internet correlato alla salute (Fergus & Spada, 2017), che può essere concomitante alla depressione (Barke et al., 2016), all’ansia per la salute (McMullan et al., 2019) e sintomi ossessivo-compulsivi (Fergus & Russell, 2016), poiché esacerba la componente di angoscia, interrompe la vita quotidiana, alimentando la ricerca di rassicurazioni (Fergus, 2014).

La letteratura associa la cybercondria a variabili disposizionali e personologiche, in particolare ad altri tratti di nevroticismo, che correla ad un uso problematico di internet (Kayiş et al., 2016; Koronczai et al., 2019) e ricerca di informazioni online sulla salute (Bogg & Vo, 2014).

Poiché il nevroticismo riflette la tendenza a provare emozioni negative, cognizioni e comportamenti disadattivi (Mccrae & Costa, 1994), indagini prospettiche lo hanno individuato come fattore di vulnerabilità generale per la maggior parte delle psicopatologie dell’età evolutiva (De Bolle et al., 2012) adolescenziale (Goodwin et al., 2003) e adulta (Hampson et al., 2006).

Inoltre, avendo un’elevata stabilità temporale, si associa prospetticamente a depressione, ansia, disturbi dell’umore (Jeronimus et al., 2016), ansia per la salute (Noyes et al., 2005) e sintomi ossessivo-compulsivi (Bergin et al., 2014).

Secondo la letteratura, individui con maggiori livelli di nevroticismo reagiscono allo stress in modo emotivamente saliente. Riportando un’elevata sensibilità alla minaccia, attuano comportamenti disadattivi come disregolazione comportamentale, impulsività e ricerca di sensazioni estreme (Allen & Deyoung, 2015).

Un fattore indagato in associazione al nevroticismo è l’incapacità disposizionale di sopportare una risposta avversiva innescata da una percepita assenza di informazioni salienti, ovvero l’intolleranza all’incertezza (Carleton, 2016).

L’incertezza, oltre ad innescare emozioni negative tra coloro con alto nevroticismo, ha un ruolo rilevante nel mantenimento di disturbi dell’umore e d’ansia (McEvoy & Mahoney, 2012) ed è stata individuata in associazione alla cybercondria (Fergus, 2015).

Tra coloro con elevata intolleranza all’incertezza, la possibilità incorrere in conseguenze negative a livello di salute, può provocare risposte comportamentali e cognitive disadattive (come interpretazione negativa della situazione) ma soprattutto ricerca frequente di informazioni mediche online che, anziché dare sicurezza, amplificano la preoccupazione e l’ansia (Starcevic et al., 2019).

Un ulteriore costrutto implicato nella cybercondria è il pessimismo difensivo; una strategia mentale impiegata per fronteggiare situazioni estranee incerte o minacciose, che costituiscono un rischio di fallimento (Norem, 2008).

Tale attenzione mentale negativa non è debilitante ma promuove un pensiero rivolto alla prevenzione di un disastro immaginario (Norem & Cantor, 1986a), consentendo l’elaborazione cognitiva dell’ansia e dell’incertezza inerente la salute. Costruire mentalmente uno scenario di salute, potrebbe aiutare a trasformare il problema in azione, e di conseguenza agire per prevenirlo (Norem, 2008).

Questa strategia, anziché consentire una buona gestione dell’ansia, la intensifica. Infatti, nel prepararsi a fronteggiare lo scenario peggiore, come un’ipotetica malattia, si ricercano assiduamente informazioni su internet per rassicurarsi sul proprio stato di salute, soffermandosi sugli aspetti negativi e riflettendo su tutto ciò che potrebbe andare storto (Norem & Chang, 2002).

Al fine di ampliare la letteratura nell’ambito, l’indagine di Bajcar & Babiak (2020), ha studiato il ruolo del nevroticismo nella cybercondria in un campione di 386 studenti, esaminando in questa relazione l’effetto di mediazione dell’intolleranza all’incertezza e del pessimismo difensivo.

Coerentemente con studi precedenti, il nevroticismo, ovvero il tratto di personalità più implicato nello sviluppo dei disturbi d’ansia, cognizioni disadattive e comportamenti coerenti con l’uso problematico di internet, correlava positivamente con la cybercondria (Koronczai et al., 2019; Noyes et al., 2005)

Anche l’intolleranza all’incertezza ed il pessimismo difensivo avevano un ruolo rilevante nella relazione tra nevroticismo e cybercondria, ponendosi come fattori di mediazione sia parallela che sequenziale.

Nella mediazione sequenziale, il nevroticismo rappresenta il fattore di vulnerabilità genetica, che precede temporalmente l’insorgenza dell’intolleranza all’incertezza e del pessimismo difensivo; fattori di vulnerabilità specifica che favoriscono, nella cybercondria, un un’eccessiva ricerca online di contenuti correlati alla salute.

Nel dettaglio, individui con alti livelli di nevroticismo sperimentano maggiore intolleranza di fronte a informazioni mediche incerte, minacciose e angoscianti, che possono innescare l’utilizzo di una strategia di pessimismo difensivo, protettiva ma che alimenta l’eccessiva ricerca di contenuti online, sfociando in cybercondria.

Nel modello di mediazione parallela, le preoccupazioni inerenti la salute tra coloro con nevroticismo, alimentano l’intolleranza all’incertezza, che a sua volta provoca l’insorgenza di cybercondria, ansia e ricerca eccessiva su internet di contenuti inerenti la salute. Ricorrere a fonti mediche online, oltre che conferire immediata rassicurazione, consente di ridurre lo stress e l’ansia elevata tra questi individui.

Separatamente, il nevroticismo alimenta il pessimismo difensivo come strategia di pensiero negativo per ridurre l’ansia nelle situazioni di minaccia (Lei & Duan, 2016), che a sua volta predispone alla cybercondria.

Anche in questo caso, pensieri e sentimenti negativi si interfacciano con la componente ansiosa legata al timore della malattia, che anziché ridursi mediante ricerca di informazioni rassicuranti su internet (Norem & Cantor, 1986b), viene esacerbata, generando preoccupazioni ulteriori che sfociano nella cybercondria (Fergus & Dolan, 2014).

Complessivamente, questi risultati offrono un contributo significativo alla comprensione della cybercondira e dei suoi potenziali fattori di rischio, individuando il ruolo del nevroticismo come fattore generale e dell’intolleranza all’incertezza e del pessimismo difensivo come ulteriori elementi chiave nella spiegazione del comportamento problematico.



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