Perché le canzoni tristi ci piacciono così tanto?

Perché amiamo le canzoni tristi? Diversi studi hanno cercato di spiegare il motivo per cui nei momenti di tristezza le persone sono portate ad ascoltare canzoni tristi.

Se è facile immaginare le motivazioni che spingono a provare piacere nell’ascolto di musica allegra, più difficile è spiegarsi perché si decide di ascoltare musica triste.

Se la musica allegra ha il potere di rallegrarci, si potrebbe pensare che quando siamo tristi dovremmo voler ascoltare canzoni felici, e invece questo non succede quasi mai. Perché? Vogliamo crogiolarci nella nostra infelicità?

Una ricerca dimostra la nostra preferenza per le canzoni tristi
In una ricerca condotta alcuni anni fa dallo psicologo E. Glenn Schellenberg e dal sociologo Christian von Scheve per conto dall’American Psychological Associaton, la più importante organizzazione professionale degli psicologi americani, sono state analizzate più di mille canzoni tra quelle di maggiore successo degli anni tra il Sessanta e il Duemila, facendo riferimento alla Top 40 pubblicata dalla rivista Billboard. La valutazione è stata fatta misurando il ritmo delle canzoni per battiti al minuto e la loro tonalità è stata determinata da musicisti. Dove si è verificato che in una canzone fosse presente sia il modo minore che maggiore la classificazione ha seguito il criterio della tonalità predominante.

Quello che è emerso è che i testi di queste canzoni sono diventati sempre più negativi e anche la musica ha acquisito un suono sempre più triste. Con il passare del tempo la durata delle canzoni è aumentata e le canzoni in tonalità minore, utilizzata per canzoni più tristi e introspettive, sono sensibilmente incrementate. Se nella seconda metà degli anni Sessanta le canzoni in tonalità minore erano solo il 15 per cento, nel Duemila erano quasi il 56 per cento. Anche il ritmo delle canzoni è rallentato, sono diminuite le canzoni che possiamo definire univocamente allegre e sono aumentate quelle che mescolano momenti di allegria e tristezza.

Il rallentamento di ritmo è risultato essere più marcato nelle canzoni in tonalità maggiore, cosa che indica “una generale diminuzione di canzoni univocamente allegre e un aumento di canzoni con stati emotivi variabili e che mescolano momenti di allegria a tristezza”.

La ricerca ha messo in evidenza che “i testi dei maggiori successi pop sono diventati sempre più negativi e concentrati sull’io ma che anche la musica ha acquistato un suono sempre più triste e con maggiori sfumature emotive”.

L’effetto di una canzone triste sul nostro umore
Gli psicologi e ricercatori Annemieke Van den Tol e Jane Edwards hanno condotto degli studi per cercare di spiegare il motivo per cui nei momenti in cui le persone si sentono tristi sono portate ad ascoltare musiche melanconiche. Ne è emerso che proprio l’insorgere di uno stato d’animo di infelicità fa nascere il desiderio di ascoltare questo tipo di canzoni.

La loro ricerca ha esaminato le motivazioni descritte dalle persone nel momento in cui decidono di ascoltare musica da loro definita triste in corrispondenza a momenti in cui sperimentano circostanze negative e stati d’animo di depressione e hanno scoperto che gli ascoltatori scelgono la musica triste fondamentalmente per quattro ragioni:
  • condivisione di uno stato d’animo;
  • messaggio contenuto nella canzone;
  • rievocazione di ricordi;
  • valore estetico.
Queste motivazioni sono riconducibili a due effetti che si basano su empatia e rassicurazione.

Effetto empatico
Contrariamente a quanto si può pensare, l’ascolto di una canzone triste non comporta l’aumento di un sentimento di tristezza in chi la ascolta. Al contrario, ascoltare una canzone triste può valere come supporto, l’effetto empatico che si crea con l’ascolto ci fa sentire capiti, ci dà la sensazione di poter condividere quello che ci fa soffrire con qualcuno che ha provato lo stesso dolore. Ci aiuta nel processo di accettazione fornendoci un sostegno. Questo accade frequentemente negli adolescenti, che trovano nelle canzoni che ascoltano un riparo al proprio umore.

Spesso scegliamo di ascoltare un determinato pezzo perché quella musica ci trasmette la stessa emozione che stiamo sperimentando o perché ci identifichiamo nel testo, lo associamo a persone o eventi che per noi sono reali. In generale possiamo dire che la musica esprime un messaggio nel quale ci identifichiamo. L’ascolto favorisce l’introspezione e ci offre una prospettiva alternativa ad un problema contingente. Permette di risperimentare quel sentimento negativo per affrontarlo in un modo nuovo, ci incita a reagire e a voltare pagina.

Effetto rassicurante
Un messaggio che arriva attraverso la musica risulta rassicurante, non aggressivo, e questo favorisce l’insorgere di un sentimento empatico. I brani malinconici non suscitano solo tristezza ma anche emozioni romantiche, quali la commozione, che contrastano un effetto deprimente stimolando il rilascio di ormoni del benessere, come ossitocina e prolattina, che producono un effetto simile al sollievo che si prova dopo aver pianto.

La tristezza che ci arriva dall’Arte, in tutte le sue forme, a differenza di quella che può insorgere nella vita quotidiana, non è avvertita come una reale minaccia e viene quindi vissuta in modo molto diverso.

Sembra inoltre che le persone che sperimentano uno stato d’animo di tristezza siano portate a prediligere l’ascolto di musica con un elevato valore estetico: questo troverebbe una spiegazione in una forma di distrazione e di rivalutazione cognitiva, ossia una strategia di regolazione emotiva che tenta di cambiare il significato attribuito all’evento che ci ha causato un determinato stato d’animo. Dopo un evento negativo, si cercherebbe quindi consapevolmente musica con alto valore estetico per migliorare il proprio umore.

Conclusioni
Da quanto abbiamo visto possiamo schematicamente affermare che se le canzoni allegre ci portano spensieratezza, quelle malinconiche ci invitano a riflettere.

Riflessione e introspezione sono passi fondamentali per riuscire a fronteggiare le difficoltà della vita, anche la lettura di un libro o la visione di un film drammatici ci fanno provare un sentimento di tristezza ma ci lasciano anche un insegnamento utile che ci dà la sensazione di avere uno strumento in più per fronteggiare la vita.

Va considerato anche che l’ascolto di musica triste può soddisfare un puro piacere psicologico dato dall’aver sperimentato tutte le emozioni possibili, anche le meno piacevoli. La tristezza, come l’allegria, fa parte della vita reale, impossibile scacciarla, rinnegarla o tentare di eliminarla. Sentirsi vivi significa anche saper fronteggiare tutte le emozioni che capiterà di incontrare.

Bibliografia
  • Balestrieri, A. (2021), La mente in musica. Come ragisce il cervello all’ascolto della musica.
  • Schellenberg, E. G., & von Scheve, C. (2012). Emotional cues in American popular music: Five decades of the Top 40. Psychology of Aesthetics, Creativity, and the Arts, 6(3), 196–203. https://doi.org/10.1037/a0028024
  • Van den Tol, A. J. M., & Edwards, J. (2013). Exploring a rationale for choosing to listen to sad music when feeling sad. Psychology of Music, 41(4), 440–465. https://doi.org/10.1177/0305735611430433