I benefici dell'attività motoria nella terza età: aspetti cognitivi e neurobiolgici

E' ormai noto che una regolare attività fisica migliora le abilità cognitive dei soggetti anziani con un impatto rilevante a livello neurale.

Le evidenze scientifiche, mostrano sempre più come un attività fisica svolta regolarmente produca benefici a qualsiasi età, in particolare diviene importante nella terza età. Perciò è necessario far capire agli anziani le ripercussioni positive che uno stile di vita attivo ha sulla qualità della vita e sul mantenimento dell’autonomia personale attraverso un programma di educazione alla salute che parte innanzitutto attraverso una sensibilità verso la tematica fin dalla tenera eta, coinvolgendo vari professionisti, in special modo il medico di base.

Perché è necessario fare educazione alla salute agli anziani?

Il numero delle persone anziane sta aumentando in maniera consistente nelle società occidentali. La senescenza è un periodo della vita, nel quale, per una serie di ragioni di ordine fisico e psicologico, la sedentarietà prende il sopravvento su di uno stile di vita più attivo. A questo riguardo bisogna sollecitare gli anziani a cambiare il loro modo di condurre la vita, adottando dei comportamenti più salutari, come il seguire un programma motorio – sportivo adatto alla loro età. Di fatto, diverse evidenze empiriche suggeriscono che l’attività motorio – sportiva ha un ruolo fondamentale nel benessere durante la senescenza, apportando vantaggi sia fisici che psicologici.

Secondo le indicazioni riportate nelle Linee Guida per la lotta alla sedentarietà e promozione dell’attività fisica (Cipriani, Baldasseroni e Franchi, 2011), per i soggetti anziani bisognerebbe predisporre un programma motorio settimanale, che preveda 30 minuti di attività fisica moderata per almeno cinque volte alla settimana o, in alternativa, tre sedute settimanali di attività fisica più intensa per circa 20 minuti. Qualsiasi programma motorio approntato deve contenere due sedute dedicate a rinforzare i principali muscoli del corpo. Inoltre, in tale contesto devono essere inseriti degli esercizi finalizzati al miglioramento delle capacità di equilibrio e della mobilità articolare, abilità che con il passare del tempo tendono a peggiorare. È importante far capire agli anziani le ripercussioni positive che uno stile di vita attivo ha sulla qualità della vita e sul mantenimento dell’autonomia personale. Queste opere di counseling e di educazione alla salute devono essere svolte, in primo luogo, dal medico di base, che ha in cura il soggetto anziano.

I primi piccoli passi, che è possibile fare in tale direzione, sono molto semplici come: servirsi quotidianamente delle scale per raggiungere la propria abitazione, piuttosto che utilizzare l’ascensore; usare il meno possibile l’auto per gli spostamenti in città e, quindi, implementare le passeggiate a piedi; aumentare il tempo dedicato a differenti attività, quali, ad esempio, la cura delle piante sul proprio balcone e tutte le attività di bricolage.

Quali sono i benefici?


L’attività fisica ha effetti positivi sulla salute globale dell’ anziano. Infatti, essa determina un’ipertrofia delle fibre muscolari, un potenziamento della capacità ossidativa dei mitocondri muscolari e un incremento della vascolarizzazione delle fibre muscolari. Inoltre, a livello cardiaco, migliora la vascolarizzazione e aumenta i processi fibrinolitici, prevenendo l’infarto del miocardio. In aggiunta, diminuisce i processi osteoporotici nelle ossa (Cristianini, 2013; Grezzana e Grezzana, 2013).

L’attività fisica svolge un ruolo importante anche dal punto di vista psicofisiologico e neurobiologico. Le ricerche di Larson e Bruce (1987) e di Hatziandreu et al. (1988) hanno dimostrato che la regolare attività fisica migliora le abilità cognitive dei soggetti anziani. In più, essa determina un incremento del volume cerebrale (Colcombe e al., 2006) e della sostanza grigia (Erickson et al., 2014). In particolare, la ricerca di Szabo et al. (2011) ha evidenziato che nei soggetti anziani l’attività motoria implementa il volume dell’ippocampo. Invece, lo studio effettuato da Voss et al. (2010), utilizzando la risonanza magnetica funzionale, ha messo in evidenza, in soggetti anziani che praticavano da un anno un’attività fisica regolare, un potenziamento del funzionamento dei circuiti cerebrali frontali. Inoltre, la ricerca di Boraxbekk et al. (2016) ha dimostrato, negli anziani che seguivano da 10 anni un’attività fisica, un rafforzamento della connessione funzionale fra i nuclei della regione cingolata posteriore. Secondo Burzynska et al. (2015) il miglioramento della funzionalità cerebrale sarebbe imputabile ad una maggiore velocità nel trasporto dell’ossigeno. Infine, la ricerca di McGregor et al. (2018) ha evidenziato attraverso la risonanza magnetica funzionale, che basta seguire un programma motorio di tre mesi per migliorare nei soggetti anziani la connessione funzionale fra i differenti nuclei della corteccia motoria primaria.

In conclusione, l’attività motoria ha un ruolo fondamentale nel benessere durante la senescenza, apportando vantaggi sia fisici che psicologici. Detto ciò, risulta evidente come sia importante sollecitare gli anziani a cambiare il loro stile di vita.


Bibliografia
  • Boraxbekk, C.J., Salami, A., Wåhlin, A., Nyberg, L. (2016). Physical activity over a decade modifies age-related decline in perfusion, gray matter volume, and functional connectivity of the posterior default-mode network-A multimodal approach. NeuroImage, 131, 133–141.
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